Il territorio camplese, compreso tra Ascoli Piceno e Teramo, ha avuto sin dall'antico civiltà ed insediamenti propri, come ci testimonia il ritrovamento delle tombe più importanti della necropoli di Campovalano di Campli, che risalgono al VI-V secolo prima di Cristo.
I reperti archeologici portati alla luce fino ad oggi, di grandissima importanza, hanno dato un notevole contributo allo studio della civiltà detta Medio Adriatica e ai rapporti di questa con L'Etrusca e la Greca.
Nel 462 a.c. i Romani, dopo una guerra lunga e ostinata, sottomisero i Sanniti e quindi il pretuzio cadde e si sottomise alla dominazione romana.
I Pretuziani, federalisti con Roma, contribuirono alle varie vicende della storia di Roma partecipando alla vittoria contro Annibale ottenuta al Metauro dal console C.Nerone.
Successivamente ottennero, insieme ad altri popoli d'Italia, la cittadinanza romana e, in epoca classica, il Piceno e il Pretuzio furono dichiarati province di prima classe.
Nei dintorni di Campli vari ritrovamenti suffragiano quanto fino ad ora scritto: fondi di capanna e altri reperti risalenti all'età del bronzo venuti alla luce in località Coccioli; necropoli di Campovalano utilizzata fin dal X secolo a.C.; diverse monete ritrovate a Battaglia; un frammento di epigrafe dedicata a Giulio Cesare ritrovato sotto l'altare della chiesa di S. Pietro in Campovalano e il resto di un piedistallo di una statua o il frontale di un tempio innalzati per disposizione della ex legge Rufrena del 44 a.C.; il frammento di un sarcofago di Aurelio Andronico del III - IV secolo d.C. proveniente dalla necropoli romana di Campovalano.
Già in epoca romana Campli ebbe uomini illustri, come Lenate, dottissimo schiavo di Pompeo e Tazio Lucio Rufo, che pervenne ai più alti gradi della milizia.
Molte sono le teorie sull'origine della cittadina; l'Orlandi sostiene che i fondatori furono i fuoriusciti di Campiglia che gettarono le prime fondamenta a capo Campli, dove in seguito sorgerà il convento di S.Chiara, luogo detto "il Ricetto".
Il Pacichelli, invece, pensa che Campli abbia preso il nome dalla posizione "intra campi" ed afferma che ne furono i fondatori i fuoriusciti di un famoso castello chiamato Campidoglio.
Dopo l'epoca romana, le più antiche tracce di Campli risalgono al Medioevo e precisamente al l'894 quando in un documento riguardante un cambio di terreno, concluso tra il conte Adalberto ed il vescovo Giovanni D'Apruzio, è citata in un casale "il territorio Aprutensi quod nominatur Campi".
Intorno al 1271 Campli era divisa in due quartieri su una superficie identica se non superiore a quella attuale; agli inizi del 1300, a causa di un aumento demografico, si aggiunsero ai due quartieri esistenti quello di Castelnuovo a oriente e quello di Nocella a occidente, anch'essi collocati su colline alla confluenza dei torrenti Fiumicino e Siccagno.
Nei nuovi statuti di Campli del 1575, infatti, si parla di quattro quartieri divisi da mura difensive accessibili attraverso porte e ponti.
Al quartiere d Nocella si accedeva tramite tre porte: Porta da Capo (ovest), Porta da Piedi (est) e Porta S. Angelo (sud) di cui non esistono più resti.
A Campli si entrava tramite quattro porte: Porta S. Chiara (ovest), Porta del Castello (est), Porta S. Paolo (sud), Porta S. Salvatore(nord).
Da Porta del Castello partiva una strada fortificata che terminava con una quinta Porta detta Viola.
Il quartiere di Castelnuovo era servito da due accessi: Porta di Capo Castello e Porta Orientale (o Angioina, o S. Giovanni), che è l'unica rimasta fino ai nostri giorni.
Di fronte alla Porta Orientale fu costruito un fossato artificiale attraversabile tramite un ponte levatoio.
Forse all'interno della prima cinta muraria esisteva una seconda cinta muraria corredata di solidi torrioni oggi non più riscontrabili.
Si spiega così lo stemma di Campli, di cui si ha notizia nel 1498: il castello con il grande e unico portale si può identificare nell'intera Città mentre le tre torri rappresentano i tre nuclei di Nocella, Campli, Castelnuovo.
Nei secoli XIII e XIV Campli gode di un evidente stato di floridezza e di progresso, tant'è che già nel 1293 aveva il privilegio del mercato settimanale e, durante questi secoli, si costruirono il Campanile di S. Maria in Platea, la chiesa di S. Francesco e il Palazzo Parlamentare.
Nel 1306 fu fondato il convento di S. Francesco; nel 1322 i Sindaci eleggevano il loro Giudice; nel 1348, in seguito alla diffusione di un'epidemia di peste, furono edificati l'ospedale e la chiesa di S. Maria della Misericordi; nel 1352 furono risistemate le fortificazioni; intorno al 1363 la Regina Giovanna di Napoli concesse una fiera di tre giorni e l'unione di più castelli; nel 1372 divenne libero comune e, nello stesso periodo, poté scegliere il Giudice delle cause civili ed innalzare la Porta Orientale; 1393 ebbe il condono dei tributi fiscali; nel 1395 S. Maria in Platea venne eletta Collegiata.
Nel 1390 avvenne l'erezione dell'ospedale sotto il titolo di Sant'Onofrio.
Anche il XV secolo fù per Campli un periodo di ulteriore sviluppo con immunità e privilegi, e visse diversi avvenimenti importanti: la presenza a Campli di San Giovanni da Capestrano e la fondazione, da lui promossa, del convento di regola Osservante (Francescana) intitolato a S. Bernardino (1448-49); la costruzione della navata occidentale di S. Maria in Platea (1470-1513); la fondazione del convento celestino dedicato a Sant'Onofrio (1489-1510) eletto in seguito a Badia (1614-620).
Campli nel 1538 passò da territorio demaniale a feudo farnesiano, infatti fu ceduta a "Madama" Margherita d'Austria, figlia naturale dell'Imperatore Carlo V e sposa in seconde nozze di Ottavio Farnese duca di Parma e Piacenza, nipote di Papa Paolo III.
Sotto il feudo farnesiano Campli trascorse anni fortunatissimi ed acquisì molti vantaggi e privilegi, potenza, floridezza, alleanze e aumento il numero di abitanti: elementi che dotando il comune di fabbriche e ricchezze, lo resero immune da quelle carestie e pestilenze che mietevano vittime negli altri territori del Regno.
Campli del 1532 contava circa 3.700 abitanti; nel 1545 contava circa 4.510 abitanti ; nel 1561 contava circa 5.383 abitanti.
Nel 1520 aveva il primo teatro d'Abruzzo, dal 1592 all'anno seguente i fratelli Facii vi trasferirono, da Teramo, la loro avviata tipografia.
Nel 1598 in occasione delle nozze di Ranuccio Farnese e di Margherita Aldobrandi regalava 1.500 ducati mentre altri comuni reclamavano contro le angherie dei Commissari a causa della loro povertà.
Nel 1600, grazie ad una bolla del papa Clemente VIII, Campli ebbe il titolo di Città e vi fu eretto il Vescovato.
Sotto l'aspetto socio-economico è da ricordare il Monte di Pietà, patrocinato dall'Università di Campli, che nel 1628 aveva un capitale di 2.000 scudi e nel 1.650 prestava denaro ai poveri senza interesse.
Fiorenti erano i commerci delle lane e delle stoffe: esiste, per esempio, custodito nella casa Valerii, uno stemma Mediceo della famiglia Massei, casata famosa, fra l'altro, per i commerci dei tessuti.
E' voce comune che nella loggia della "casa della Farmacia" (Di Carlo), del tardo '500 allora detta "Spezieria", si stabilissero i prezzi delle spezie che poi venivano adottati per tutto il Regno.
Tutto questo avveniva nonostante i continui saccheggi che in quel periodo la città di Campli subì ad opera degli Spagnoli, Francesi e gruppi di banditi.
Un terremoto devastante si abbatte sulla città nel 1703, vengono distrutte alcune abitazioni e lo stesso Palazzo del Parlamento viene danneggiato. Carlo III della dinastia dei Borboni, figlio di Elisabetta Farnese, succede su tutti gli ex stati Farnesiani (1734), quindi anche Campli passa nelle sue mani.
Nel 1764 la popolazione di Campli viene decimata in seguito ad una epidemia di tifo ed è allora che la città si vota all'Immacolata Concezione, che viene proclamata Regina e Patrona. Come d'incanto, improvvisamente, il morbo devastante sparisce dall'intero territorio comunale.
Nel 1776 viene aperta nel centro della città la Scala Santa.
Dopo 218 anni viene abolito il vescovato con un concordato tra Santa Sede e il Regno delle Due Sicilie e nel 1860 la città viene attaccata dai soldati borbonici e dai briganti che distruggono anche l'archivio comunale.